Tresoldi: “Giovani made in Italy. Il talento c’è”

Trent’anni di passione. Oltre che di esperienza. Tanti ne sono trascorsi dalla prima gara in salita, corsa su territorio Ticinese – la celebre Gerra Piano-Medoscio – dall’attuale Team Manager della squadra MT Racing Honda, Marco Tresoldi. Da allora, numerosi i successi centrati casco abbassato e manopola girata, quante le soddisfazioni raggiunte cronometro alla mano e consigli da spendere alla guida del proprio Team. Un amore, quello per le due ruote, che lo accompagna da una vita – questione di famiglia – e un palmarès che recita: tre titoli svizzeri nelle ottavo di litro (uno collezionato nella velocità e due nelle corse in salita) e cinque partecipazioni al campionato iridato, sempre nella classe più piccola. 

Pilota fra i più promettenti del panorama elvetico negli anni Novanta, di fortune, Marco Tresoldi, ne ha raccolte ancor più come Team Manager, nonostante la giovane età. Capace di trasformare i propri sogni in programmi concreti, nel 2004/05 festeggia in veste di ‘patron’ una strepitosa doppietta nel Trofeo Honda grazie a Lorenzo Zanetti e Roberto Lacalendola, portacolori dello Swiss Team-MT Racing, fondato nel 2000 e incoronato Best Team CIV nel 2002.

Da pilota a Team Manager in poco tempo. Cosa si prova nei panni di chi sta al muretto e non più alla guida?

“Preferivo guidare che stare al muretto (ride, ndr). Al termine della mia carriera è seguito uno stop generale; mi sono detto: ‘basta, non salgo più’. Sono decisioni che devono essere prese in maniera netta e decisa. Però devo dire la verità: il muretto mi piace, mi trovo benissimo nella mia attuale situazione di Team Manager e il Marco pilota appartiene ormai soltanto al passato”.

L’esperienza maturata negli anni come pilota la sta aiutando nel ruolo che ricopre adesso? 

“Ecco un punto fondamentale: per quanto mi riguarda, sta proprio qui la grande differenza tra un Team Manager che può contare sulla propria esperienza personale e uno che non ha mai vissuto la pista in prima persona. Noi che abbiamo corso per anni abbiamo determinate competenze, numerosi insegnamenti da dare a questi ragazzi. Ed è questo il nostro punto di vantaggio rispetto ad altri Team che, al contrario, fanno fatica ad ottenere risultati di prestigio. Guardiamo al Motomondiale, alla MotoGP: i team vincenti sono quelli che all’interno del loro staff vantano di un ex pilota di riferimento”.

E, a proposito di piloti, il Team MT Racing nasce soprattutto con l’obiettivo di scovare giovani talenti.

“Il mio intento effettivamente è sempre stato questo: ho intuito fin da subito l’importanza di investire sulla crescita dei giovani. Specialmente negli ultimi anni la linea che ho deciso di seguire è stata quella di ricercare unicamente talenti che possano, in un futuro prossimo, esplodere realmente nel Motomondiale. Sono orientato a puntare su giovani forti, piuttosto che su persone dotate di un cospicuo budget ma senza grandi prospettive. La mia filosofia è vincere investendo su campioni in erba, aprendogli la strada verso la MotoGP”.

La scelta di puntare su Alessandro Del Bianco, Fabio Di Giannantonio e Filippo Fuligni ne è la conferma. Un terzetto tutto italiano a sottolineare come vi sia ancora del talento tra i giovani piloti made in Italy.

“C’è eccome. Nel futuro immediato, anzi, assisteremo ad una vera e propria inversione di tendenza. L’Italia per dieci anni è stata al centro di un declino, con pochi piloti capaci di affermarsi. Torniamo al campionato 2006-07: eravamo in dodici… Adesso la situazione si è capovolta, merito anche della Federazione che ha saputo creare basi solide per quanto riguarda i campionati inferiori quali minimoto, MiniGP, PreGP; fondamentali perché fanno sì che arrivino in Moto3 grandi talenti. Sono sicuro che quello attuale è un bel vivaio e che nei prossimi anni l’Italia potrà dominare“.

Cosa significa lavorare con ragazzi così giovani?

“Tanta pazienza… Sono sicuramente più ‘genuini’ anche se arrivano da noi, spesso intorno ai 14 anni, che sono già ‘uomini’. Questo è un mondo che sveglia velocemente i ragazzi e il fatto che molti di loro all’età di 8 anni siano già impegnati nelle minimoto è sicuramente un fattore positivo. Sotto un altro profilo, al momento attuale arrivano in Moto3 ancora molti piloti impreparati tecnicamente ma è giusto così: siamo noi a dovergli insegnare tanto”.

Proprio per la loro giovane età la Sua risulta una figura importantissima anche a livello umano. Quali valori cerca di trasmettere all’interno del team?

Cerco di mettere a loro disposizione tutta la mia esperienza affinché un giorno possano coronare il loro sogno: tutti, chiaramente, vorrebbero arrivare a correre nel Motomondiale. Intendo tramandare ai miei ragazzi tutto ciò che ho imparato dalle vicende, sia positive che negative, vissute nel corso degli anni. Vorrei fargli capire che la strada sicuramente non è semplice, che è importante non bruciarsi e che questo resta comunque uno sport: da affrontare con determinazione ma anche con la giusta tranquillità, perché è necessario essere consapevoli che sono pochi quelli che riescono ad arrivare. Per il momento… i miei insegnamenti stanno funzionando”.

In questi anni sotto la sua gestione di piloti ne sono passati tanti. Chi di loro la ha maggiormente impressionata?

“I primi nomi che mi vengono in mente appartengono alla fase della mia carriera da pilota proprio per il fatto di averli affrontati direttamente in pista. Dico Manuel Poggiali, Melandri, lo stesso Valentino: era impossibile non capire che avrebbero avuto un grande futuro. In veste di Team Manager, invece, reputo tutti i ragazzi passati nel mio team ottimi piloti“.

Di scelte, infatti,  ne ha sbagliate davvero poche. Nel 2012 si era posto come obiettivo quello di portare a casa il titolo di campione italiano Moto3. Traguardo raggiunto lo scorso anno con Manuel Pagliani alla guida della FTR Honda #96, a conclusione di una stagione da record in cui siete riusciti a conquistare ben cinque vittorie, di cui due doppiette, dieci podi e tre giri veloci su dieci gare disputate. Passione sì, e tanto lavoro. Ma il motociclismo a questi livelli vuol dire anche un grosso investimento economico. 

Come siete riusciti a raggiungere tali livelli di competitività? 

Prima di tutto merita una citazione la mia squadra. Parliamo di un gruppo che lavora insieme da oltre dieci anni. Pensare che con alcuni di loro il rapporto è iniziato addirittura nel momento in cui ho fondato il mio primo team… ed era il 2000. Sono uno che nella vita ha sempre rischiato; investo molto perché credo che determinati investimenti siano indispensabili per presentarsi in un certo status, ma il gruppo che mi circonda per me è fondamentale. Chiaro, devi avere anche delle grandi forze economiche alle spalle per far sì che tutto quadri. Al primo posto però, ribadisco, io metto la squadra; è il tassello principale: lavorare in un team dove il clima è compatto permette di avere delle performance migliori”. 

Qual’è stato lo scorso anno il vostro punto di forza?

“Siamo partiti bene sin dall’inizio della stagione; abbiamo acquistato i materiali giusti; la squadra ha svolto un lavoro certosino in inverno e questo è stato certamente un grande punto di forza. Squadra, staff tecnico e dirigenza hanno lavorato benissimo durante l’anno e… essenziale, i piloti andavano realmente forte. Abbiamo condiviso sin dal primo giorno l’obiettivo di vincere e, tutti insieme, lo abbiamo centrato. Avevamo già le idee chiare. Punto di forza, ribadisco, è stata ed è la squadra”. 

Quali sono gli aspetti su cui siete intervenuti maggiormente in ottica 2015?

“C’è stato un grande cambiamento. Dopo la vittoria del titolo italiano Moto3 ho voluto rivedere tutto: ho ingrandito il team, cambiando strutture tecniche e strutture logistiche. Ho fatto uno sforzo notevole a livello finanziario per creare una squadra che fosse ancora più al top. Sono cambiate le moto… ma questo aspetto lo sveleremo soltanto in occasione della prima gara”.

Tante novità ma stesso obiettivo: la riconferma. Difendere il titolo sarà la nuova sfida? 

“Assolutamente sì: partiamo con l’obiettivo di difendere il titolo… anzi, vogliamo tentarne la riconquista. Abbiamo due piloti che già la scorsa stagione hanno collezionato ottimi risultati ed un terzo pilota che sicuramente saprà aggregarsi ai compagni. La squadra ha un grande potenziale e tutte le carte in regola per puntare al bis. La pressione dell’essere ‘campioni in carica’? Per me non peserà affatto: come ex pilota posso dire di esserci abituato. Forse sì, la squadra avrà i riflettori puntati ma essere considerati i numero 1 dall’esterno non può che far piacere”.