CIV d’autore: Fulvio Vannoni – Ruote e Motori

Testo di Fulvio Vannoni – inviato di Ruote e Motori

 

Se mi dovessero chiedere un articolo sul campionato italiano degli ultimi decenni, sarei davvero felice di scriverlo. Ho ancora impresso nei miei occhi i sette round del CIV 2010 appena terminato, così come ho ancora, ma scolpite nel mio cuore, le gare tricolori degli anni ’70.  Cos’è cambiato in questi anni?

Comunque la si veda, una gara di campionato italiano è un grandissimo spettacolo, allora come  oggi  e su questo non ci piove. Se allora vogliamo rimanere in tema di spettacoli, vediamo di analizzare i dettagli del colossal.

Il cast: se mettiamo a confronto una griglia di oggi con una di quelle dell’epoca la sfida è impietosa. Eccovi l’ordine di arrivo della classe 350 del round 1 (Modena) del “CIV” 1972: 1° Giacomo Agostini, 2° Walter Villa, 3° Jarno Saarinen. C’è poi un certo Phil Read che vinse la 250 mentre nella speciale classifica degli “sfigati” primeggia tale Renzo Pasolini, ritiratosi per grippaggio nella 250 e per problemi all’accensione nella 350. Senza nulla togliere ai piloti di oggi che sono bravi, belli e professionali, possiamo dire che gli eroi di ieri battono quelli di oggi 4 a zero.

Le location: rimanendo nell’anno 1972 ricordiamo che il campionato si correva a Modena, Cesenatico, Vallelunga e San Remo – Ospedaletti. Oggi si corre a Misano, al Mugello, a Vallelunga (che non è quella del ’72) e a Monza. Sarei per un morigerato 2 a zero per le piste di oggi.

Scenografie e costumi: Se qualcuno vi dice che era meglio quando si dormiva nelle tende e si mangiava pane e salame seduti su una latta di benzina non abboccate, i vecchi nostalgici ci provano sempre ma in fondo non ci credono nemmeno loro. Il paddock di oggi, con bilici ed hospitality sta a quello di eri come mia zia Rosina sta a Belen Rodriguez e quindi non si discute: 2 a zero per gli anni 2000. 

A questo punto se tiriamo le somme avremmo un sorprendente 4 a 4 che potrebbe mettere tutti d’accordo. Confrontare due ambienti lontani quarant’anni tra di loro è però un esercizio che va bene solo per la nostra fantasia. Concretamente possiamo invece osservare che, dopo gli anni della crisi organizzativa; gli anni bui degli “Assoluti d’Italia” nei quali i titoli si assegnavano agli esiti di una gara unica, il campionato italiano è gradualmente tornato ai fasti di un passato mai dimenticato. Dal 2001 ad oggi, grazie all’impegno dei privati prima e della Federazione poi, il CIV è cresciuto di immagine, di prestigio e di livello tecnico. Lo dicono i numeri del CIV (piloti e team impegnati) e lo dimostrano i tempi sul giro e le belle gare alle quali abbiamo assistito quest’anno. Segnali importanti come l’interesse crescente dei media e del pubblico stanno a dimostrare che nonostante la crisi economica che certo non aiuta, nemmeno nello sport, il motociclismo italiano gode di buonissima salute.

Se qualcuno mi chiedesse un “pezzo” sul CIV lo scriverei proprio perchè il nostro campionato è tornato ad essere uno dei più belli del mondo.