Magny Cours, gara Superstock 1000: bravi i nostri

 

E’ mancato proprio all’ultima gara. Ci teneva, Ayrton Badovini, a fare l’ein-plain e a vincere tutte le gare di una stagione piena zeppa di soddisfazioni. Era una sfida con se stesso, dato che quest’anno di avversari per il titolo ce ne sono stati ben pochi. Il campione della FIM Coppa del Mondo Superstock 1000 era arrivato a Magny Cours con l’obiettivo di chiudere a punteggio pieno il 2010 ed invece si è dovuto piegare alla grinta del pilota di “casa”, Maxime Berger. Il francese, su Yamaha, ha preso subito il largo ed ha dimostrato di poter controllare sempre il vantaggio, anche se a quattro tornate dalla fine il piemontese aveva dato l’impressione di poter tornare sotto. Alla fine, Maxime ha chiuso con oltre quattro secondi di margine, andando a vincere la sua prima gara della stagione.

Secondo, come detto, Ayrton Badovini, che chiude comunque sul podio un’annata storica per la sua carriera. Il prossimo anno tornerà di nuovo in Superbike, in sella alla BMW e con la squadra che gli ha permesso di conquistare questo titolo… i presupposti per un 2011 da protagonista ci sono tutti.

Terzo un altro transalpino, Sylvain Barrier (BWM), che ha preceduto sul traguardo le due Ducati “azzurre” di Lorenzo Zanetti (Team SS Lazio Motorsport) e Lorenzo Baroni (Team Pata B&G Racing). I due italiani hanno centrato una top five importante, finendo davanti ad altri quattro connazionali per una chiusura di campionato all’insegna della bandiera tricolore. Davide Giugliano, Andrea Antonelli (nella foto StudioZac.net), Danilo Petrucci e Eddi La Marra hanno occupato rispettivamente dalla sesta alla nona posizione, dando vita ad una splendida battaglia conclusa solo dopo l’ultima curva. A punti sono andati anche Michele Magnoni e Daniele Beretta, dodicesimo e quindicesimo. Fuori gara Nico Vivarelli.

In campionato, alle spalla di Badovini si è piazzato Maxime Berger mentre l’Italia può sorridere anche per il terzo posto di Michele Magnoni, il quarto di Andrea Antonelli e il quinto di Davide Giugliano.