Gianluigi Busiello, la “piccola” Stock 600 e quei centimetri di troppo…

Fino a qualche tempo fa, oltre che correre a piedi e pedalare in bicicletta, Gianluigi Busiello seguiva una preparazione basata anche sulla palestra. Poi, però, a causa della sua altezza (va per il metro e ottantacinque) stava diventando troppo pesante per la Kawasaki 600 e così ha dovuto dire addio a bilancieri, pulley-machine e presse. “Ho smesso quando ho capito che la mia massa muscolare stava aumentando troppo – dice il pilota 19enne di Sant’Anastasia, provincia di Napoli – Certo, con la mia stazza dovrei passare alla 1000 ma non ho ancora molta esperienza. Magari il prossimo anno…”.

Ha appena firmato un contratto con il Team Prometeo per correre di nuovo il CIV nella Stock 600 ed ha una voglia matta di rifarsi. La stagione 2009 non è andata proprio come si aspettava alla vigilia e il quarto posto centrato in occasione della tappa di Vallelunga come miglior risultato non può certo soddisfarlo, lui che era partito con ben altre ambizioni. “Mi aspettavo di ritrovarmi molto più in alto in classifica ma ho avuto un po’ di problemi con il team e non sono riuscito ad esprimermi al meglio. Dopo un anno in sella alla Kawasaki, nel 2010 tornerò alla Yamaha. Ci sono già salito a Vallelunga, in occasione del Trofeo di Natale, ma la pioggia scesa per tutto il week-end non ci ha permesso di lavorare al meglio sulla messa a punto”.

L’obiettivo è chiaro ma Busiello ci gira intorno. Forse per scaramanzia, da buon campano. “Dobbiamo puntare a centrare il podio ad ogni tappa, non corro certo per fare numero… finalmente ho un team che si dedica completamente a me ed ho il potenziale per fare bene. Lo studio? Ho preso il diploma da ragioniere  con la media del 6 “politico” e mi sono iscritto a Economia e Commercio a Nola. Spero di dare presto il primo esame ma per ora penso soprattutto alle moto”. Anche lui è uno dei prodotti della JuniorGp, conquistata quasi per caso grazie al fratello Tommaso. Fu lui che lesse l’annuncio su Moto Sprint e che consigliò a Gianluigi di presentarsi alle selezioni. “Non avevo mai guidato una moto prima, perché mio padre Domenico le considerava pericolose, eppure quel giorno riuscii a passare. Dove voglio arrivare? Lontano, ovviamente…”